Bisogna essere gentili con i genitori. Sono coraggiosi a fare spazio a un’altra vita. Sono generosi e anche un po’ furbi, perché che bello il modo in cui li guarderà il loro bambino… almeno prima che diventi adolescente!
Bisogna essere però gentili con i genitori, troppo facile poter giudicare i loro errori, prendere le difese dei più piccoli, dimenticando quanto anche gli adulti avrebbero bisogno di essere consolati: i bambini non portano rancore, dimenticano in fretta, ma loro, i grandi, continuano a sentirsi in colpa, a chiedersi se sbagliano, continuamente.
Ognuno prova a diventare genitore sul campo, ognuno a modo suo, nessuno glielo insegna prima, perché ci sono tanti esempi, è vero, ma quando ci si sta dentro, è tutta un’altra storia.
Bisogna esser gentili con i genitori, e far loro i complimenti, perché nella maggior parte dei casi va bene, con tutti gli ostacoli quotidiani, le piccole prove, i pericoli scampati che solo un malato di ansia riesce a elencare, ma loro, i genitori non hanno tempo per l’ansia, e si stupiscono, perché hanno già dimenticato il loro impegno.
E bisogna esser gentili soprattutto quando il figlio tocca un punto debole. Chiamalo “eccesso”. Non sapevano di averlo prima, lo scoprono all’improvviso. Come si riconosce l’eccesso? Attraverso la loro reazione emotiva. Per loro, appunto, è troppo, eppure sembrano solo esagerati: ecco che si arrabbiano molto, proprio questo non lo accettano, mettono il broncio, alzano la voce. Provano a spiegarsi ma proprio non c’è nulla che davvero giustifichi la loro reazione. Un bambino con un disturbo oppositivo impara in fretta a scovare ogni punto debole. Che cos’è questo eccesso? Un dettaglio per lo più banale e insignificante e quindi molto personale. Può essere un oggetto in disordine, una risposta non data, un compito non fatto, un capriccio in strada. Per esempio, un papà può offendersi tanto per un regalo abbandonato troppo in fretta. Perché? Il bambino certo non lo sa. Non lo sa nemmeno l’adulto, in verità, e allora cerca delle spiegazioni razionali. Che ne sa il bambino della fatica dell’adulto? Che ne sa del pensiero che ci ha messo? E della paura di farlo crescere maleducato? Meglio insegnargli che nulla è scontato. Ma perché si è tanto arrabbiato non lo saprà mai, è qualcosa di inconsapevole, che gli capita, e sa solo che gli fa male. Ecco, lì bisogna proprio esser gentili con lui.