La sessualità è una dimensione importante per ogni essere umano; la ricerca di un piacere condiviso ci spinge a cercare un partner e a vivere esperienze significative con lui su tutti i piani: fisico, affettivo, sociale, ludico.
Al cuore non si comanda… dice un vecchio proverbio. Vediamo che cosa significa. Inconsapevolmente siamo guidati da sensazioni, pensieri ed emozioni che ci fanno scegliere un partner piuttosto che un altro. La scelta del partner non è una scelta guidata da razionalità come può essere una scelta lavorativa.
Una delle domande che tormenta di più le persone che sono continuamente deluse dalle loro relazioni di coppia è la seguente: perché tutte le volte va male???
Quello che accade è che anche quando si pensa che proprio quel tipo di uomo o di donna, con quelle particolari caratteristiche, rappresenti la causa principale delle proprie sofferenze in amore, e si è decisi a non ripetere più lo stesso tipo di scelte, ecco che invece ci si innamora di nuovo dello stesso tipo di partner, che tende a rivelarsi spesso troppo assente, oppure troppo invadente, e così via, a seconda dei casi.
Ci si innamora dello stessa tipologia di partner perché noi esseri umani siamo propensi a ripetere esperienze simili per le quali è richiesto il minor sforzo di costi in termini di adattamento. Se ci pensate è assai più facile ripercorrere sentieri e strade già battute che non un sentiero sconosciuto. La strada sarebbe in salita già da subito.
Ma ancora, come mai proprio quel partner con quelle determinate caratteristiche? Per fare un esempio, come mai scelgo sempre uomini che mi fanno sentire non amata e che sono propensi a tenermi a distanza?
Nella scelta dei nostro partner e nell’instaurarsi del rapporto di coppia siamo fortemente influenzati dal tipo di legame affettivo che abbiamo instaurato con le figure che si sono occupate di noi, in genere con la figura materna.
Per gli addetti ai lavori, stiamo parlando di attaccamento, vale a dire quel legame affettivo che si instaura sin dalla nascita tra il bambino e chi si occupa di lui.
Quindi tutto ha inizio molto presto se ci pensate… se quel legame è buono (attaccamento sicuro) e mi fa sentire amato e amabile, tenderò a cercare partner che confermano la mia percezione e vivrò relazioni d’amore coerenti e stabili nel tempo.
Se invece, nella relazione con la figura materna ho sperimentato ambivalenza (attaccamento insicuro ambivalente), ovvero alcune volte venivo confortato e altre no, tenderò ad avere un forte bisogno di unione e ad idealizzare l’altro.
La discontinuità percepita durante l’infanzia fa sì che le mie relazioni siano caratterizzate da gelosia e timore di non essere amato abbastanza.
Altro caso è quello in cui ho sviluppato un legame con la mia figura di attaccamento di tipo evitante, ovvero tutte le volte che facevo una richiesta, ricevevo rifiuto e non venivo confortato. È molto probabile che io scelga partner molto simili alla mia figura di attaccamento, ovvero partner che fanno fatica ad avere un’intimità profonda e tentano di tenere l’altro a distanza
É importante non interpretare in maniera rigida quanto scritto sopra; in linea generale noi essere umani ripetiamo le medesime esperienze perché tendiamo a conservare l’omeostasi.
Se sei insoddisfatto della tua vita di coppia o dei partner che selezioni inconsapevolmente, hai due strade: aspettare invano che prima o poi qualcosa cambi, oppure pensare di fare un percorso psicologico per trovare un benessere che non hai mai sperimentato.